Spesso le aziende sentono il bisogno di installare, all’interno dei propri uffici, delle telecamere di sorveglianza che tengano sotto controllo alcune aree dell’edificio. Queste spesso vengono usate come deterrente contro violazioni,furti o intrusioni.

A volte capita che l’amministratore o il datore di lavoro le utilizzi per controllare il lavoro dei propri dipendenti e tenerli sotto controllo. In questo caso si va contro la normativa vigente.

Parliamo della Legge 300/1970 (Statuto dei lavoratori) che vieta all’art. 4 l’uso di impianti audiovisivi e altre apparecchiature atte al controllo a distanza del personale dipendente e della normativa sulla privacy (D.Lgs n.196/2003) richiama in toto la disciplina posta dall’art. 4 dello Statuto.

Visto che molte sono le normative da seguire, in molti scelgono di installare delle videocamere finte. Si tratta di giocattoli messi in determinati punti al fine di scoraggiare o intimidire la presenza di eventuali malintenzionati.

Ma a volte, il cercare di risparmiare sull’installazione di un servizio di sorveglianza sicuro, rischia di creare problemi al proprietario. Infatti queste hanno il compito di tutelare sia il personale che i clienti, ma, in caso di necessità, le telecamere finte non possono offrire le informazioni di cui si ha bisogno per poter tutela al meglio chi ne ha bisogno in quel momento.  

 La normativa vigente

 La normativain vigore dal 29 aprile 2004, segue i seguenti principi:

– usare le immagini nel momento in cui siano necessarie alla legge per tutelare un interesse legittimo;

– avere un buon motivo che giustifichi l’installazione dellevideocamere;

-installare le videocamere solo nei luoghi in cui è necessario;

– avere degli scopi determinanti, legittimi ed espliciti che ne giustificano l’installazione.

Lo scopo di un’installazione è quello di aumentare la sicurezza dei luoghi in cui sono presenti.

Sia dipendenti che clienti devono essere avvertiti della presenza delle telecamere di sorveglianza attraverso l’apposita segnaletica. Nel caso in cui si parti di videocamere finte non è necessarie seguire i principi sopracitati, in quanto si tratta di un qualcosa di fittizio.

Per questo motivo è inutile anche segnalare la presenza con gli appositi cartelli, in quanto questi dichiarerebbero il falso. Il problema sorge nel momento in cui avviene un crimine all’interno del locale e le telecamere non sono state in grado di riprendere la scena perché finte e quindi si potrebbero creare dei problemi al proprietario del locale.

Quali autorizzazioni servono?

È molto semplice installare un sistema di videosorveglianza che rispetti la privacy dei lavoratori. Inoltre è moltovimportante farlo nel modo corretto in quanto si rischia di incorrere in accuse e sanzioni.

I passi da seguire per una corretta installazione:

  • mettere al corrente i lavoratori, fornendo loro un’informativa sulla privacy;
  • nominare un responsabile che gestisca i dati registrati;
  • posizionare le telecamere di sorveglianza nei punti più a rischio, evitando di direzionarle direttamente sui lavoratori;
  • informare sia i dipendenti che i clienti della presenzadelletelecamere attraverso la presenza di cartelli informativi;
  • conservare le immagini registrate per un periodo che vadalle 24 alle 48 ore;
  • predisporre misure di sicurezza in modo da garantire l’accesso alleregistrazioni solo al personale autorizzato;
  • quando le telecamere riprendono il lavoro di uno o più dipendenti, è necessario chiudere unaccordo con i sindacati locali o con la DPPL per ottenere il permesso all installazione di sorveglianza distanza.

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Secondo la sentenza della Corte di Cassazione, c’è bisogno di un’autorizzazione dell’ispettorato del lavoro o dei sindacati per rivolgere le telecamere di sorveglianza verso i dipendenti che svolgono il proprio lavoro, anche se si tratta di riprese occasionali.

Se tutto questo non viene seguito, il datore di lavoro potrebbe incappare in alcune multe e sanzioni. Per questo le telecamere possono essere montate solo dopo aver ricevuto le necessarie autorizzazioni, anche se si tratta di un impianto spento.

Questo sistema all’apparenza tanto rigido, nasce per tutelare la privacy dei lavoratori. Quando non si rispettano le norme previste dal codice che proteggono i dati personali attraverso l’installazione di sistemi che non hanno fini leciti, si rischia di ottenere delle sanzioni molto salate. Queste saranno a cario dell’azienda accusata di violazione della privacy.

Si può filmare un dipendente?

Non è possibile installare telecamere per videosorveglianza ovunque. Infatti ci sono molti luoghi come spogliatoi o bagni in cui la loro presenza è del tutto proibita.

Ci sono stati episodi in cui alcuni titolari di aziende, che non avevano rispettato la privacy delle sue dipendenti installando delle telecamere nei bagni, sono stati multati con una sanzione di oltre 100 mila euro. L’installazione nei bagni era stata fatta proprio per spiare le donne nei loro momenti più intimi, negando del tutto loro la possibilità di avere la giusta privacy.

Si deve specificare numero e posizione delle telecamere?

Una volta ottenuto il consenso dei sindacati è possibile iniziare a installare le videocamere di sorveglianza nei punti in cui è più consono. Al fine di seguire al melio le norme in vigore, è necessario segnalare la presenza delle telecamere attraverso una segnaletica specifica.

Il controllo a distanza dei lavoratori

 Ci sono alcuni casi in cui il datore di lavoro può installare le telecamere di sorveglianza senza rischiare sanzioni. È il caso in cui si sospetti di furto o danneggiamento della merce da parte dei dipendenti.

Secondo la normativa italiana è necessario proteggere la privacy e lo svolgimento del lavoro da parte dei dipendenti. In alcune situazioni straordinarie è possibile non indicare la presenza di telecamere.

Secondo lo Statuto dei lavoratori, l’installazione delle telecamere di sorveglianza è necessario per:

  • controllare la produzione e l’organizzazione dell’azienda;
  • assicurare la sicurezza necessaria ai dipendenti;
  • proteggere il patrimonio ambientale.

Prima dell’installazione è necessario sempre ottenere il permesso del sindacato oppure si rischia di essere multati o addirittura arrestati.

Il consenso del sindacato

Per installare le telecamere di sorveglianza è necessaria l’autorizzazioine  dei sindacati o della Direzione Territoriale del Lavoro.Si tratta dell’unica condizione stabilita dalla Cassazione con la sentenza n. 22148 dell’8 aprile 2017.

Non è possibile ottenere un semplice consenso dei lavoratori per questo , il datore di lavoro, deve ottenere il permesso dei lavoratori accordatisi in precedenza con il sindacato, al fine di evitare una violazione della privacy dei dipendenti.

Ci sono alcune situazioni in cui non è necessaria l’autorizzazione dei sindacati.

Si tratta del caso in cui il datore abbia dei sospetti su uno dei suo dipendenti. Secondo la cassazione nel momento in cui il titolare sospetti danni alla propria azienda da parte di uno dei su dipendenti, è possibile installare dei sistemi di videosorveglianza senza il consenso dei sindacati.

Se, dalle registrazioni risulta che uno dei dipendenti viene ripreso a rubare, è possibile avviare un processo contro di lui. Inoltre, secondo la cassazione, il licenziamento di un dipendente in questo caso è più che legittimo.

Le immagini catturate dalla telecamera di videosorveglianza potranno anche essere usate contro il dipendente durante il procedimento penale.

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